In Uganda, nel continente africano, a raccontare di digitale e di innovazione.
Non so quanti se lo possono immaginare, almeno in Italia e in Europa dove ciò che mostrano i media consiste in luoghi e persone che pare abbiano poco da offrire o da insegnare. L’avventura è iniziata in seguito ad anni di fascino da me acquisito per le missioni in Africa da parte di Emergency, di cui sono socio da anni. Dopodiché, nell’estate del 2016, ho avuto l’opportunità di frequentare l’African Summer School a Verona organizzata dal Business Incubator for Africa. Da lì, sono entrato in contatto con Martino Ghielmi, coordinatore di E4 Impact e blogger di VadoinAfrica.com (che ci ha dato un’immensa mano per iniziare l’avventura), insieme ad Andrea Censoni, Business Analyst di DPixel.
Come è nata l’idea
Così, insieme ad Andrea è iniziata l’idea di fare un’esperienza di vacanza alternativa tramite dell’attività di volontariato in Africa (ad oggi già raccontata da iAfrikan e da VadoinAfrica.com) per imparare, condividere e contribuire all’ecosistema delle startup. A noi si è unito quindi Antonello Bartiromo, CEO di DPixel. È stato qualcosa di straordinario: dopo una preparazione di circa 1 mese, in 3 settimane (dal 6 al 27 agosto) abbiamo conosciuto circa 150 fantastiche persone tra startupper, imprenditori, creativi. Generando così tanta visibilità tramite un hashtag ideato appositamente per l’occasione: #StartupUgandaRoadTrip con oltre 300.000 utenti Twitter coinvolti per 1.7 milioni di visualizzazioni e oltre 600 tweet (senza contare l’attività su Facebook e Instagram, vedi le statistiche da Union Metrics: Twitter tracking – Twitter contributors).
Perché questa avventura
Tutto è nato ad un livello personale, ma poi abbiamo voluto, per passione comune e competenze professionali, concentrarci laddove avevamo maggiore conoscenze. Personalmente, dopo una formazione con E4SC – Entrepreneurs for Social Change (programma di CRT e UNIDO – United Nations Industrial Development Organization), l’African Summer School e il Boat Camp l’interesse era quindi di vedere sul campo, nell’Africa sub-sahariana, l’attività delle startup. L’impatto sociale che possono generare le idee creative nel continente è per me estremamente affascinante, in particolare perché ciò è in grado di generare opportunità per tutto il mondo, come ha ben spiegato in un TED talk l’imprenditore sudafricano Toby Shapshak.
Alcuni dati sull’Uganda
È un Paese “mobile only” (non “mobile first” come in Europa), che ha avuto una sua crescita tecnologica in maniera molto diversa dal nostro. Un Paese in via di sviluppo con immensi problemi infrastrutturali (mancanza di adeguata rete fognaria, idrica, elettrica e di accesso ad Internet) e pieno di contraddizioni. È un Paese dove si può vivere anche bene, ma dove gli stipendi partono da 50 dollari al mese. L’età media? 15 anni, una delle più basse del continente che comunque è incredibilmente giovane: 18 anni di media per l’Africa a fronte dei 45 anni in Italia. Nel continente gli spazi coworking e gli incubatori son passati da un centinaio del 2015 a oltre 300 a fine 2016. Noi in Uganda abbiamo conosciuto Outbox (powered by Google e Deloitte), Hive Colab (powered by Microsoft), Design Hub, Innovation Village e non solo. Eppure mancano gli investitori locali, solamente ora stanno nascendo i primi network che comunque contano più angel investors che venture capitalist.
Quali attività abbiamo fatto
È stata un’esperienza umana unica, da “once in a lifetime”. In questo percorso, abbiamo conosciuto persone straordinarie. Alcuni giovani talenti che, nonostante le mille difficoltà presenti sul territorio, dimostrano una resilienza che farebbe impallidire diversi startupper europei. Al contempo abbiamo notato la necessità di maggiore educazione su alcune metodologie di sviluppo del business, ad es. abbiamo portato le nostre conoscenze in ambito Lean Startup, molto utili in un’ecosistema dove diventa fondamentale lavorare sul mindset e sulla velocità. In sintesi, sono 3 le challenge che abbiamo condiviso a livello locale: la Business Innovation Challenge con E4 Impact, una Mentoring Session con Hive Colab ed infine una 2 giorni di Techmeeting da Outbox, dove siam partiti con due corsi (“How to pitch to an investor” by Dpixel e “Go to market strategy for startups” by BTREES) prima di permettere agli startupper di presentarsi con un pitch davanti ad una platea di importanti investitori e aziende locali (tra cui Fenix International, Uber Uganda e altre).
Casi di successo
Il mercato delle startup è particolarmente concentrato sul FinTech, dove Uganda e Africa hanno da insegnare all’Europa e al mondo intero. I boda, tassisti sulle moto, tramite la compagnia “Safe Boda” hanno perfino imitato Uber recentemente permettendo di pagare le corse tramite smartphone. Le startup di successo ci sono. E non sono solo nel FinTech o nella microfinanza (vedi Clinic Pesa, altra interessante startup), ad es. Matibabu è focalizzata sulla lotta alla malaria tramite un toolkit innovativo ed è stata selezionata da Google Ventures nelle top 100 startup al mondo del 2017. È stato un vero privilegio conoscere il team e la loro storia personalmente.
La nostra avventura, che come raccontano le interviste rilasciate ad iAfrikan e a VadoinAfrica.com sono state impegnative così come coinvolgenti e divertenti, è voluta essere un contributo al mosaico di auto-sviluppo che l’Africa sta conoscendo, così come altri Paesi non solo africani. Un’avventura dove si è imparato, come al solito, più di ciò che si è dato. Per riassumerla in aforismi, come mi piace fare, l’esperienza in Uganda insegna che «Ciò che non ti sfida, non ti cambia» (Fred De Vito). E poi fa tornare alla mente le parole di Mark Twain: «Tra 20 anni non sarete delusi delle cose che avete fatto, ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora. Abbandonate i porti sicuri. Catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite».
Buona avventura a voi!
Nota: il presente articolo rientra nella lista dei “10 spunti per la crescita personale e professionale” citati nell’articolo “Vision, il primo passo per l’impresa”. Dopo la vision, i 9 altri spunti sono stati rappresentati da: team, lean startup (l’attuale articolo ne fa un cenno), lifelong learning, change management, creatività, singularity, comportamento, storytelling e divertimento.