Sul web si parla molto della forza dei “legami deboli” ossia della capacità di avere tramite i Social Media molte più connessioni rispetto a quelle umanamente gestibili altrimenti, senza la tecnologia. Questo argomento viene spesso riassunta nella teoria del numero di Dunbar che corrisponde a 150, ossia le relazioni che saremmo in grado di avere senza gli smartphone.
Siamo quindi ciò che scriviamo, ciò che raccontiamo, ciò per cui veniamo letti. Se abbiamo una presenza online, abbiamo un “posizionamento”. Di che tipo? Dipende in gran parte da noi. È questo il Social Personal Branding. C’è una differenza (a volte notevole) tra come ci vediamo noi e come gli altri ci leggono, ma non tutti se ne rendono conto. Il CEO di Amazon Jeff Bezos ha detto «Your brand is what other people say about you when you’re not in the room». Così è anche per noi persone.
Così abbiamo deciso qua di riassumere 10 spunti per riuscire ad essere efficaci nel raccontare la propria storia, dandole valore e rendendola autentica e unica. Pure per me che son del settore non è sempre semplice riuscire a ricordarsi di applicare il tutto al meglio, quindi è un piacere portare questa condivisione in attesa anche di un feedback raccogliendo altri pensieri.
10 consigli per raccontarsi online e costruire una strategia di social personal branding efficace
1. Strategia. Bisogna pensare agli obiettivi che ci si pone, di conseguenza ai canali migliori da usare, alle azioni da attivare, all’audience a cui rivolgersi. Non dimentichiamo che anche usare delle emoji rispetto ad altre contribuisce a svelare chi siamo. La cura di ciò può permettere più facilmente il raggiungimento dei nostri orizzonti, sviluppare la vita dei nostri sogni.
2. Canali. Presidiare i giusti ambienti online permette più facilmente di raccontare ciò che permette di valorizzarsi (ad es. Instagram o Pinterest se si è più capaci dal punto di vista visivo oppure Facebook o un Blog se si preferisce la scrittura). È utile comunque presidiare i canali che si frequentano, così da non perdersi le comunicazioni e le interazioni. Consiglio inoltre di curiosare i tool che possono permettere l’aumento della propria creatività (vedi Canva) oppure un efficientamento delle proprie attività (vedi Hootsuite) o ancora l’analisi delle proprie pubblicazioni (come Iconosquare per Instagram).
Google: cosa racconta di noi?
3. Coordinamento. Serve poi avere coerenza tra i vari canali. Cosa racconta di noi Google? Siamo su alcuni siti web? I diversi social mostrano un racconto coordinato della nostra identità? Su Skype? Su WhatsApp? Ogni canale (che sia Facebook, Twitter, YouTube o altro) viene visualizzato centinaia o migliaia di volte a seconda della nostra visibilità. Son state prese le vanity URL? Che visibilità hanno i post e le foto sul nostro profilo Facebook: aperte agli amici o a tutti? Bisogna valutare che ampiezza di lettura vogliamo lasciare. Se poi un social network rimanda ad un altro, questo può aumentare l’interconnessione con la nostra community di riferimento, che potrà così seguirci sui diversi canali. E ancora: di che gruppi vogliamo fare parte? E che lingua vogliamo usare? Ogni nostra azione pubblica dice qualcosa di noi.
4. Descrizione. Che ruolo decidiamo di mostrare? A quali competenze intendiamo dare visibilità? Possiamo farlo ad es. raccontando le nostre esperienze passate ed attuali? Può essere utile “insistere” su alcuni aspetti legati a ciò che si intende diventare, ogni tanto pensate a cosa vorreste fare da qua a 3 anni? Può darvi una direzione (consiglio a proposito la lettura di “Business Model You“). Per aiutarvi vi consiglio di curiosare altre persone che hanno quel ruolo o uno simile su LinkedIn. È rilevante anche mostrare le cosiddette “soft skill” ossia per es. la capacità di lavorare in team, così come le proprie passioni. Per raccontarsi professionalmente ma anche personalmente. Serve essere riassuntivi: le persone hanno un tempo di lettura diverso online rispetto all’offline. Alcuni aspetti estetici poi, come la copertina e la foto profilo, possono in 5 secondi far passare un messaggio di chi siamo. A noi decidere quale vogliamo che sia.
5. Reputazione. La qualità di ciò che pubblichiamo (testi, foto/immagini) contribuisce a determinarla: suggerisco di non “svendersi” a brand di cui non sentiamo l’appartenenza. A volte “utilizzarli” guadagnando sulla visibilità che chiedono (ad es. tramite piattaforme di Digital PR) può creare più un “danno” a noi stessi che altro.
Certificati, goal raggiunti ma anche passioni ed interessi personali
6. Umanità e professionalità. È importante mostrare il proprio lato umano e personale, oltre che quello professionale. Altrimenti non si chiamerebbero social network. Raccontare quindi sia dei goal raggiunti, dei certificati, delle collaborazioni fatte (molti si dimenticano di farlo, dando per scontato che la gente se le immagini: ma ciò che non si racconta non esiste), ma anche delle passioni e interessi (ad es. attività di volontariato, scambi interculturali, viaggi: ogni cosa dice qualcosa di noi). Che studi, che lavori e che esperienze avete fatto? Siamo noi a decidere cosa e come mostrarci.
7. Vita reale e digitale. Le due cose debbono parlarsi. Dai vestiti (leggete delle t-shirt di Steve Jobs e di Mark Zuckerberg), al taglio dei capelli, al linguaggio non-verbale e ai post su Facebook: ogni elemento è un pezzo del nostro puzzle che ci racconta.
Siamo ciò che frequentiamo, attiriamo ciò che raccontiamo
8. Networking. Luoghi, eventi, iniziative: chi si frequenta contribuisce a raccontare di sè stessi e ciò che si scrive faciliterà particolari e diversi incontri, attirando di più o di meno certe persone che condividono particolari valori.
9. Costanza e frequenza. I frame di una pellicola determinano come una storia può crescere e svilupparsi oppure come può essere dimenticata. La ripetizione dopotutto è uno dei principali elementi delle fondamenta di una pubblicità.
10. Interagire. Prima donate: date delle segnalazioni (su LinkedIn o altrove, tramite Google Reviews e Facebook Reviews) e poi richiedetene con mail dedicate. Menzionate i vostri contatti, date valore al vostro network. Investire nelle relazioni dà sempre il miglior ritorno. Essere su un social network significa doversi ricordare che ognuno si sente protagonista e può esserlo. Di quale storia? Sta a noi deciderla o meglio, scriverla.