Iniziamo con Orazio Spoto, Co-Founder di Instagramers Italia, il nostro cammino alla scoperta dei maggiori influencer d’Italia. Un modo di scoprire le persone, dietro alle professioni e alle competenze più in crescita nel mondo del web. Un’occasione di raccogliere e di condividere, con voi che ci seguite, preziosi spunti per ottimizzare le attività di business con i nuovi media.
La seguente intervista fa inoltre parte di un nostro progetto di Corporate Social Responsability in collaborazione con Big Picture Learning, una scuola innovativa di cui siamo partner, a supporto della formazione dei più giovani verso le nuove professioni. In questo caso l’intervista a seguire è di Nicolò Aiazzone, elaborata con il nostro supporto.
Buongiorno Orazio! Cominciamo, allora: com’è iniziato il tuo percorso su Instagram? Sei infatti passato dal puro interesse a creare una vera e propria professione.
Grazie a un mix di casualità, volontà ed esperienza: dal 2000 infatti mi occupo di digital marketing. Da imprenditore e appassionato di fotografia, appena ho saputo dell’arrivo di Instagram ho visto in essa una killer Application. Ritengo infatti che Instagram oltre ad essere una ottima applicazione, sia un potente strumento di Visual storytelling. Sin dalla nascita di Instagram e dal mio ingresso in Igersitalia avvenuto nel maggio del 2011 (a cui si è subito aggiunta la creazione di Igersmilano, una delle community più attive d’Italia) ho quindi diviso le attività in tre ambiti. Il primo è stato lo sviluppo di Igersitalia come community e successivamente associazione, il secondo come autore, quindi creatore di contenuti da veicolare soprattutto sul mio account @oraziospoto. Il secondo è come libero professionista/imprenditore. Quest’ultima attività si suddivide a sua volta in più filoni: il primo è essere formatore, dove il più delle volte il tema trattato è quello del mondo di Instagram. Il secondo ruolo è quello di essere consulente di imprese ed agenzie nella gestione di progetti su Instagram: consulenza strategica e coinvolgimento di autori. Un terzo ruolo è quello di essere produttore di contenuti spaziando da Instagram al mio blog o realizzando contenuto per conto terzi.
Sapresti dare 3 consigli a chi nel 2018 vuole usare Instagram? E, al contrario qualche consiglio su cosa non vorresti vedere su Instagram, in particolar modo da parte delle aziende.
Il primo, e anche quello più importante, è quello di interagire: se interagisci su Instagram hai alte probabilità che il tuo post venga visualizzato nelle bacheche dei tuoi followers. La seconda è di utilizzare correttamente gli strumenti che Instagram mette a disposizione.
Il geotag ad esempio ti permette di far conoscere il luogo dove hai realizzato il tuo scatto/video; oppure il corretto uso degli hashtag. Non bisogna mai esagerare né in positivo né in negativo: se ne utilizzo pochi, il mio contenuto sarà difficilmente reperibile al di fuori della cerchia dei miei followers; al contrario, utilizzarne troppi e popolari, rischia di rendere il mio post “bannabile” con una ricaduta immediata e negativa sul rating del profilo.
Il terzo suggerimento è quello di puntare molto sulle storie: un utilizzo intelligente delle storie infatti aiuta ad avere successo su Instagram. Ammesso che avere successo sia il nostro obiettivo.
Di contro, che suggerimenti posso dare alle aziende su cosa non fare?
Direi che i temi sono gli stessi di quelli citati sopra ma in negativo.
Un ultimo consiglio è quello di seguire costantemente il numero di commenti, di like e di condivisioni, piuttosto che il numero di followers. E di non usare sistemi che automatizzano il numero di like e di followers. L’account potrebbe essere penalizzato.
Cos’è per te fare il digital marketer?
L’elemento determinante del digital marketer è la formazione costante: poter dare ai clienti nuovi stimoli e nuovi spunti, ma in maniera critica e senza facili entusiasmi. Bisogna essere sempre informati e aggiornati sui nuovi trend, evitando di sperimentare sulla pelle del cliente. Essere pionieri non è sempre un bene!
Un secondo elemento costante della mia professione è avere un’etica ed essere riconoscibile per alcuni valori che cerco di incarnare: non sopporto infatti la prepotenza e l’arroganza.
Abbiamo visto, tramite uno dei tuoi post su Instagram, che sei impegnato in un progetto a favore di chi soffre di emofilia. Puoi spiegarci meglio di cosa si tratta?
A dire il vero sto seguendo più progetti in ambito sociale: cerco di dare il mio contributo per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione, di un corretto stile di vita e della solidarietà. Se ho la possibilità di seguire progetti che possono trasformarsi in qualcosa di grande e reale, non mi tiro indietro.
Leggendo il tuo blog, abbiamo capito che sei un vero appassionato di corsa. Puoi dirci, secondo il tuo punto di vista, che ruolo ha la corsa e lo sport nella tua vita?
Più che la corsa, il mio sport è lo swimrun, da non confondere però con il biathlon o il triathlon: nello swimrun si entra e si esce dall’acqua senza fare transizioni come avviene appunto nel biathlon o nel triathlon. Per semplificare: nuoto con le scarpe e corro con la muta. Così, posso coprire distanze fino a 60 km.
Questo sport, apparentemente massacrante, è un elemento irrinunciabile nella mia vita. Lo sport mi permette di staccare, anche per poco tempo, dal lavoro e dall’inarrestabile flusso di comunicazione fatto di email, sms, post e notifiche.