Zaino in spalle (naturalmente BBAG.), biglietto dell’aereo in mano e tanta curiosità in sè. Così mi sono approcciato alla partenza verso Barcellona, qualche giorno fa, quando stavo per prepararmi al viaggio verso EU-Startups, summit europeo per il settore startup, innovazione e digitale giunto quest’anno alla sua 5a edizione.
Italiani e spagnoli sono popolazioni simili, ma diverse. Ci accomunano la capacità naturale nell’essere conviviali, così come il buon cibo, ma rappresentiamo due economie diverse. La Spagna, con meno cittadini, investe molto di più in startup. Gli ultimi rilevamenti riportano 784 milioni di euro nel 2017, che significa circa 4 volte in più dell’Italia. Numeri distanti da quelli che abbiamo visto in Francia, ma comunque più elevati del nostro Paese.
Ciò genera interesse per le aspettative che possiamo aspettarci sul presente e futuro di città come Barcellona, che nel settore tech sta diventando sempre di più un riferimento. L’ho vissuto io stesso immergendomi nell’evento EU-Startups e nei suoi momenti di networking: ho conosciuto professionisti che operano in Bielorussia, Austria, Danimarca, Irlanda, Ucraina, Germania, Francia, Polonia, Ungheria. E, sì, naturalmente anche spagnoli. Lo dico così alla fine, quasi come battuta, perché in effetti l’internazionalità dell’ambiente è evidente e lo si sperimenta rapidamente e direttamente. Ciò facilita anche la visione e le azioni che possono intraprendere le startup del posto che sono meno “bloccate” da un orizzonte limitato dai confini nazionali come spesso accade invece, purtroppo, in Italia (ma anche in altri Paesi dove la cultura imprenditoriale in termini di internazionalizzazione è meno elevata). Come ogni circolo virtuoso ciò facilita l’attrattività per talenti internazionali e questo determina una maggiore competitività, oltre che un elemento interculturale che facilita sia più creatività che una maggiore opportunità di rispondere ad esigenze che sono legate a bisogni di più culture andando perciò a generare quindi impatti più grandi oppure “pivot” di business model più praticabili.
Secondo il report di Atomico “State of European Tech” infatti Barcellona è identificata dagli imprenditori come il 3° hub europeo preferito dai founders per iniziare un’impresa dopo Londra e Parigi. Si posiziona invece al 4° posto in Europa per quanto riguarda il capitale investito.
Dove partire con il networking? C’è l’imbarazzo della scelta: dalla catena di coworking Spaces, a Barcelona Activa, per arrivare anche al Talent Garden del luogo. Personalmente ho trovato interessante Barcellona Tech City, polo tecnologico a due passi dal porto a cui son stato invitato e che ho personalmente visitato, dove si trovano aziende come KPMG, Airbnb, Epson, Seat e altri. La location contiene ben 600 aziende del settore per oltre 1.000 persone che ne frequentano i locali.
Insomma, che dire, “innovación: ¡Hasta luego! en Barcelona!”.